GATTAMELATA Erasmo da Narni, detto Gattamelata (Narni, 1370 – Padova, 1443), è stato un capitano di ventura al servizio prima di Firenze, poi del Papa e quindi della Repubblica di Venezia, da cui ottenne la carica di capitano generale. Abile stratega militare, difese la Serenissima dagli attacchi dei Visconti e riuscì a conquistare Verona. Biografia Secondo un suo biografo, Giovanni Eroli, ad Erasmo venne attribuito il nomignolo di Gattamelata per la "dolcezza dè suoi modi congiunta a grande furberia, di cui giovossi molto in guerra a uccellare e corre in agguato i mal cauti nemici e pel suo parlare accorto e mite dolce e soave". Altri ritengono invece che il soprannome derivi dal cognome della madre, Melania Gattelli. In una nuova ricerca pubblicata negli Atti del convegno: "La chiesa di Santa Maria Maggiore e i domenicani a Narni" l'appellativo Gattamelata può derivare dal cimiero con la forma di una gatta dal colore miele, che il condottiero narnese aveva scelto d'indossare durante le battaglie. Formatosi alla scuola di Braccio da Montone e di Niccolò Piccinino, militò al servizio di Firenze, del papato (1427-1434), e infine di Venezia, a cui rimase sempre fedele. Durante la sua intensa carriera di uomo d'armi, partecipò a numerosi importanti azioni quali la repressione della Rivolta di Bologna condotta contro il papa da Battista Canedolo, emissario di Filippo Maria Visconti, e la grande campagna nella Lombardia orientale e nel Veneto, ancora contro il Piccinino (1437-1439). In questa campagna, subentrato nel comando generale delle forze veneziane a Gianfrancesco Gonzaga, il Gattamelata attuò un'abile tattica soprattutto difensiva, che si concluse con la riconquista di Verona (1439) in cui fu aiutato da Francesco Sforza. L'anno dopo il condottiero, infermo, si ritirò a Padova, dove morì. La Repubblica di Venezia lo onorò con l'iscrizione al libro d'oro del patriziato. Particolari le caratteristiche del suo stemma che nel corso della sua lunga carriera di ventura assumono quattro fogge diverse, anche se sempre impostate su due motivi, tre cappi (che potrebbero essere tre trecce di crini di cavallo o corregge di cuoio) e una gatta. Citando sempre come fonte "La chiesa di Santa Maria Maggiore e i domenicani a Narni" il suo stemma potrebbe rappresentare invece tre funi, implicando quindi che forse il padre del Gattamelata le lavorava. Famoso oltre che per le sue imprese militari per la statua equestre in bronzo fatta da Donatello su commissione della vedova Giacoma Bocarini Brunori, originaria di Leonessa, ed attualmente a Padova nei pressi della Basilica del Santo. Celebre anche la frase Narnia me genuit / Gattamelata fui, la quale si può leggere incisa in una lapide che si trova presso la casa del Gattamelata a Narni.
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